Oggi serve una “pastorale integrata”, di cui la “nuova collaborazione tra parrocchie” è solo la premessa
Prevedibili (e per certi versi auspicabili) novità sempre più urgentemente richiedono un ripensamento della stessa articolazione della comunità cristiana e
dei suoi ministeri, pur nella più rigorosa fedeltà alla tradizione della Chiesa cattolica.
Oggi serve una “pastorale integrata”, di cui la “nuova collaborazione tra parrocchie” è solo la premessa. Una strada ancora lunga ci porterà verso comunità
articolate e flessibili, guidate da piccole comunità apostoliche che, senza perdere il necessario riferimento al prete/parroco e al vescovo, sapranno assumersi e
condividere responsabilità e acquisire competenze in ordine ad un servizio
efficace offerto alla fede e alla vita cristiana di tutti i battezzati, e all’annuncio
missionario verso i non battezzati e i dispersi.
In estrema sintesi ecco tre atteggiamenti fondamentali tipici del volto missionario della Chiesa.
L'ospitalità: consiste nel fare spazio a chi è, o si sente, in qualche modo estraneo o addirittura straniero, rispetto alla comunità parrocchiale, eppure cerca un
contatto, uno spazio aperto ma discreto in cui, nel dialogo, poter esprimere il
proprio disagio o la fatica della propria ricerca in rapporto alle attese nutrite nei
confronti di Dio, della Chiesa, della religione...
La ricerca: cercare i dispersi, azione che connota il pastore e la pastorale, vuol
dire provocare la domanda dove essa tace e contrastare le risposte dominanti
quando suonano estranee o avverse al Vangelo. Infatti la cultura diffusa contraria al cristianesimo cerca di spegnere la domanda sulle questioni essenziali della
vita, per le quali anche oggi Nicodemo andrebbe alla ricerca di Gesù. Inoltre la
parrocchia dovrà attrezzarsi culturalmente in modo più adeguato, per incrociare con acume lo sguardo spesso distratto degli uomini e delle donne del nostro
tempo. Qui tocca ai laici cristiani stare tra la gente in modo significativo.
L'ascolto: va coltivato con più assiduità l'ascolto di Dio. Solo i discepoli della
Parola sanno fare spazio nella loro vita alla mitezza dell'accoglienza, al coraggio
della ricerca e alla consapevolezza della verità. Non si può oggi pensare una parrocchia che dimentichi di ancorare ogni rinnovamento, personale e comunitario, alla lettura della Bibbia nella Chiesa, alla sua frequentazione meditata e pregata, all'interrogarsi su come farla diventare scelta di vita. Sarà utile perciò aprire
spazi di confronto con la Parola di Dio, circondandola di silenzio, e insieme di
riferimento alla vita. Così ci si attrezza per l'improrogabile compito educativo di
tutti e di ciascuno!